Generalità.
Fino ai primi anni ottanta gli attacchi di panico venivano considerati come correlati indiretti dello stress, ma con l’aumentare della loro frequenza hanno acquisito una propria autonomia, al punto che oggi sono considerati come una condizione medico-psicologica a se stante.
Possiamo definire, molto semplicemente, l’attacco di panico come un vissuto intenso di paura e disagio in assenza di un vero e proprio pericolo. Solitamente è accompagnato da un ampio ventaglio di sintomi psicologici e somatici.
Al loro manifestarsi vengono vissuti come angoscianti e spaventosi, sono spesso presenti la paura di perdere il controllo, a volte il timore di un infarto, fino ad arrivare negli episodi più intensi alla sensazione di morte imminente.
Si manifestano solitamente nella tarda adolescenza, oppure intorno ai 30 anni di età e vengono diagnosticati più spesso alle donne che agli uomini. Nella maggioranza dei casi si possono presentare solo uno o due episodi durante l’intera vita, scomparendo nel momento in cui cessa la situazione stressante alla loro origine, se invece si presentano con una frequenza maggiore, possiamo essere di fronte a ciò che viene definito un “disturbo da attacchi di panico”.
L’A.d.P raggiunge rapidamente il punto massimo d’intensità e si protrae breve tempo, solitamente non più di 10/15 minuti, anche se le conseguenze psicologiche durano per diverse ore. Può essere inaspettato, quando non è possibile associarlo a un fattore specifico, oppure può essere correlato con una situazione specifica (es. la guida, luoghi affollati etc.).
L’aspetto che si ritiene essere alla base del fenomeno è la paura intensa di avere un altro attacco, infatti, si crea un circolo vizioso che si fonda su ciò che potremmo definire “la paura della paura”, cioè il timore del possibile verificarsi un’altra volta di tutti quella sintomatologia fisica e psicologica che solitamente accompagna il verificarsi di una crisi. Il meccanismo, nella sua semplicità, è diabolico: uno fra i diversi segnali corporei associati alla paura (es. la tachicardia) viene interpretato dal soggetto come fosse una minaccia e di conseguenza il corpo, come risposta fisiologica automatica, reagisce aumentando i segnali fisiologici e psicologici della paura stessa, scatenando così quel circolo vizioso che trasforma la paura in panico.
Questa situazione è innescata anche dal fatto che i cambiamenti fisiologici che si verificano all’inizio di un attacco sono vissuti dal soggetto e dalle persone presenti, come improvvisi e inspiegabili, cosa che non fa altro che aumentare il vissuto di paura ed angoscia: es. il soggetto sta guidando senza manifestare alcun problema e poi, improvvisamente e senza alcuna motivazione ritenuta plausibile, deve accostare la vettura al bordo strada perché è iniziata una crisi e non è più in grado di guidare, etc.
Un problema ulteriore che aggrava la situazione è che il soggetto tenderà poi ad evitare tutte quelle situazioni che possono, almeno “in teoria”, attivare un attacco di panico, riducendo così sempre più la propria libertà. Inoltre, altra tendenza che si manifesta è la necessità di dover affrontare le situazioni ritenute pericolose solo se accompagnati da qualcuno. Questo conduce all’agorafobia, cioè la paura di trovarsi in luoghi o situazioni dai quali può essere difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali può non essere disponibile aiuto in caso di un improvviso attacco di panico.
Sono stati individuati alcuni fattori correlati allo sviluppo di attacchi di panico, fra i più studiati ricordiamo:
Sintomi.
I sintomi che caratterizzano l’attacco di panico sono molteplici e riguardano sia aspetti fisici che psicologici, creando così un connubio difficilmente districabile per il clinico e per il paziente, che spesso teme realmente per la propria vita e difficilmente crede, almeno agli inizi del disturbo, che non vi sia una base organica al proprio soffrire.
Fra i sintomi di natura organica citiamo per importanza e per frequenza:
Fra i sintomi psicologici ricordiamo, sempre per importanza e frequenza:
Durante ogni episodio si possono presentare alcuni o molti di questi sintomi.
Diagnosi.
L’approccio al paziente sofferente di attacchi di panico deve prevedere innanzitutto un’anamnesi completa ed approfondita attraverso cui fare una diagnosi differenziale che sia in grado d’indirizzare al meglio il clinico nel proseguimento del lavoro.
La diagnosi di disturbo da attacchi di panico è possibile solo dopo una visita medica che escluda la presenza di altri problemi, in questo caso il medico potrà, quando lo ritenga opportuno, sottoporre il soggetto a diversi esami, fra cui: esame fisico obiettivo, frequenza cardiaca, pressione arteriosa, temperatura basale, esame addominale, esami del sangue, ormonali generali e della tiroide, elettrocardiogramma etc.
La valutazione psicologica, che farà seguito a quella medica, indagherà la storia personale ed anamnestica del soggetto, i sintomi, la loro frequenza e durata, oltre alla presenza di strategie di evitamento (agorafobia). Particolare accento verrà posto sulla presenza di situazioni di stress, paure, preoccupazioni, problemi relazionali o altre questioni che possono incidere sulla quotidianità del soggetto. In alcuni casi il paziente potrà essere sottoposto a dei questionari di autovalutazione psicologica relativa all’ansia, alla depressione, oltre che a dei reattivi specificatamente creati per gli attacchi di panico.
Il disturbo da attacchi di panico, se non correttamente diagnosticato e curato, può avere gravi complicanze, in grado di colpire diversi ambiti della quotidianità, i soggetti affetti possono temere a tal punto gli episodi, da vivere in un costante stato di allerta e paura, deteriorando così la loro qualità della vita e quella delle persone care. Le problematiche che possono associate agli attacchi di panico ed al disturbo da attacchi di panico comprendono:
Terapia.
Il trattamento per gli attacchi e i disturbi di panico è di norma efficace, riuscendo nell’obiettivo primario di eliminare i sintomi legati agli episodi, riportando i pazienti a riprendere le normali attività quotidiane, incluse quelle che scatenavano il comportamento evitante. Le principali opzioni di trattamento per gli attacchi di panico sono la terapia farmacologica e la psicoterapia. Entrambe sono efficaci, e spesso vengono usate contemporaneamente.
I farmaci possono aiutare a ridurre i sintomi associati agli A.d.P, oggigiorno ne esistono diverse tipologie che si sono dimostrate efficaci, tra cui: SSRI, antidepressivi inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina; SNRI, farmaci antidepressivi inibitori della ricaptazione della noradrenalina e della serotonina; TCA, antidepressivi chiamati triciclici; benzodiazpine, che sono dei lievi sedativi.
La psicoterapia può aiutare a capire la causa degli attacchi e del disturbo di panico, individuando il modo migliore per affrontarli e risolverli. Esistono diverse forme di psicoterapia che hanno dimostrato d’avere e sono:
Dott. Rossano Tosi
Psicologo Brescia
Psicologo, Psicoterapeuta e Sessuologo
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Iscritto all'Ordine degli Psicologi della regione Lombardia n. 9888